Contro l’accertamento fiscale valgono solo le scritture private con data certa. Chi non ha documentazione che provi la fonte del denaro farà meglio a lasciarlo a casa.

Hai aperto il salvadanaio e ci hai trovato un discreto gruzzoletto? I tuoi parenti sono stati particolarmente generosi nel giorno del tuo compleanno e ora non sai dove mettere questi soldi? Hai venduto la tua vecchia auto e il prezzo ti è stato dato in contanti? Bene, se vuoi depositare i risparmi in banca ed evitare problemi col fisco segui queste importanti istruzioni in cui ti spiegherò come non rischiare un accertamento fiscale.

Prima cosa da sapere: puoi versare sul tuo conto corrente (postale o bancario) qualsiasi somma senza violare la legge. La normativa sulla tracciabilità dei pagamenti, come noto, pone il limite di 3mila euro, ma questo vale solo per i trasferimenti di denaro tra soggetti diversi: non è il caso di prelievi e versamenti sul proprio conto.

Seconda cosa da sapere: il funzionario di banca non ti potrà mai chiedere da dove hai preso i contanti che stai depositando sul conto né potrà vietarti di fare un prelievo. Se ti impone di riferire a cosa ti serve il denaro lo fa solo in ottemperanza ad obblighi bancari volti a prevenire il rischio di riciclaggio del denaro sporco. Ad esempio, se chiudi un conto e pretendi 10mila euro liquidi, ti potrà essere chiesto che ne farai. Ma le informazioni che darai non finiscono al giudice bensì alla direzione della banca e, se questa lo ritiene, alla Uif, l’unità di informazione finanziaria. Sarà poi quest’ultima a valutare se vi sono i presupposti per ipotizzare un reato.

A questo punto è chiaro che l’unico rischio in caso di risparmi versati in banca proviene dal fisco. Sia che tu faccia un lavoro dipendente o sia un libero professionista, un artigiano o una partita Iva, l’Agenzia delle Entrate potrà chiederti, fino a cinque anni dopo la relativa dichiarazione dei redditi, chi ti ha dato questi soldi o come te li sei procurati. Diversamente te li tassa presumendo che siano frutto di evasione fiscale (anche se le somme sono esenti o sono state già tassate).

Come fare a difendersi? Bisogna rassegnarsi a non depositare i risparmi in banca? Non necessariamente. Ecco alcuni interessanti suggerimenti forniti dalla giurisprudenza.

È sempre preferibile un bonifico

Quando si riceve un denaro, sia esso una donazione, un compenso per una prestazione o per la vendita di bene usato, è sempre meglio utilizzare il bonifico bancario. Questo consente, anche a distanza di molti anni, di risalire alla provenienza dei soldi: una garanzia qualora il fisco pretenda di conoscerne la fonte dopo molto tempo.

La carta prepagata

Per salvarsi da un accertamento fiscale in caso di risparmi versati sul conto bisogna giocare d’anticipo. Quando si tratta di regali per compleanni, onomastici, matrimoni o altre ricorrenze sta entrando nelle abitudini il richiedere l’accredito della somma su una carta prepagata in modo tale da avere traccia del versamento. Il credito della carta potrà essere poi speso nei negozi o bonificato sul conto del beneficiario.

La scrittura privata autenticata

Per quanto non sia uso formalizzare i regali con un documento, nel momento in cui si ottiene in donazione una somma di denaro sarebbe bene redigere una scrittura privata in cui si dà atto del passaggio di denaro. Ma affinché questa sia valida deve avere la data certa: ciò a garanzia che non sia stata creata in un momento successivo all’accertamento fiscale. La data certa può essere apposta:

  • dal notaio con una autentica delle firme delle parti;
  • dal postino: in tal caso si spedisce la scrittura privata a se stessi, avendo cura di non imbustarla, in modo tale che il timbro dell’ufficio postale possa certificare il giorno, l’anno e il mese di consegna;
  • dall’Agenzia delle entrate con la registrazione della scrittura privata.

Risparmi in banca: quando si rischia l’accertamento fiscale?

Se hai accumulato a casa una cospicua somma di denaro e ora vuoi depositarla sul tuo conto, tutta in una volta, ma non sei in grado di risalire in modo certo alla sua fonte, farai meglio ad astenerti da tale operazione. Infatti, se anche volessi dimostrare che si tratta di soldi del salvadanaio non potresti mai farlo con una dichiarazione di un testimone che, magari, ti ha visto rompere con un martello il porcellino di terracotta. L’unica prova utilizzabile nel processo tributario è quella documentale. E allora, se dovessi ad esempio, versare in banca 5mila euro, difficilmente potresti salvarti da un accertamento fiscale.

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