L’Agenzia delle Entrate ha diritto di eseguire i controlli bancari per verificare le ragioni del prelievo di contante allo sportello o al bancomat?
Devi fare un pagamento per la ditta che sta facendo i lavori a casa tua. Il titolare ti ha detto che, se non hai bisogno della fattura, ti farà uno sconto del 30-40%. Visto che non puoi usufruire di detrazioni e che non hai la possibilità di scaricare queste spese dalle tasse, hai accolto l’offerta. Nello stesso tempo devi pagare il dentista: anche questo ti ha promesso un abbattimento della spesa se rinuncerai alla fattura. In tutti questi casi, però, dovrai pagare in contanti. Si tratta di somme elevate che non hai nel portafogli. Così sei costretto a fare un prelievo in banca. A conti fatti si tratta di diverse migliaia di euro. Così, ti chiedi se questa operazione possa implicare dei rischi. Se anche l’evasione fiscale è del tuo fornitore o del professionista, l’Agenzia delle Entrate potrebbe un giorno chiederti conto delle ragioni per cui hai fatto il prelievo in contanti? Bisogna documentare tutti i soldi spesi?
Una cosa è certa: i conti correnti sono scatole trasparenti! Qualsiasi cosa tu faccia può essere tracciata anche a distanza di anni. E visto che il nemico giurato dei nostri soldi è il fisco, è chiaro che la prima cosa a cui si pensa quando si fa entrare o uscire del contante dalla banca è un controllo dell’Agenzia delle Entrate. Peraltro non c’è neanche bisogno che il funzionario di turno si svegli la mattina e decida di mettere sotto controllo proprio il tuo conto: i dati delle operazioni bancarie gli arrivano in automatico grazie alle comunicazioni che tutti gli istituti di credito sono obbligati a fare al fisco, facendo confluire saldi, prelievi e versamenti nell’Anagrafe dei rapporti tributari. Saputo ciò, è normale chiedersi come stare tranquilli ed evitare controlli. Il problema si focalizza soprattutto sui prelievi in contanti: bisogna documentare tutti i soldi spesi? La risposta è abbastanza semplice e varia a seconda del tipo di contribuente. Lo vedremo qui di seguito. Le regole sono poche e semplice. Val la pena ricordarle.
Se hai letto l’articolo Prelievi e versamenti: come evitare il fisco saprai già come gestire il denaro del tuo conto corrente. Ripetiamo i punti salienti della disciplina attualmente in vigore.
Prima regola. Tutti i passaggi di denaro tra soggetti diversi – siano essi il corrispettivo di una prestazione o il regalo di Natale, la donazione per un compleanno, un matrimonio, ecc. – non possono avvenire in contanti se superano la soglia di 2.999,99 euro. Da 3mila euro in su bisogna trasferire i soldi solo con bonifici, assegni o altri strumenti trattabili (carte di credito o debito).
Seconda regola. I versamenti sul conto devono essere sempre giustificati, a prescindere dalla tipologia di contribuente. Tanto il dipendente, quanto il professionista o l’imprenditore deve essere pronto a dimostrare all’Agenzia delle Entrate da dove proviene il denaro depositato in banca. Il problema di certo non si pone per la busta paga o la pensione (vista la tracciabilità della fonte), ma per tutti quei versamenti in contanti o quei bonifici che non trovano indicazione nella dichiarazione dei redditi. La prova della provenienza del denaro va conservata fino a cinque anni dal periodo di imposta cui si riferisce l’operazione: tale è infatti il termine di decadenza per i controlli bancari da parte dell’Agenzia delle Entrate, in caso di infedele dichiarazione dei redditi.
Terza regola. I prelievi dal conto corrente, al contrario dei versamenti, sono sempre liberi (tranne che per gli imprenditori i quali, come vedremo, subiscono una particolare disciplina). Dunque, chi preleva cinquecento euro per fare la spesa domenicale non deve conservare lo scontrino; chi prende dal bancomat 800 euro per pagare la ditta di lavori non deve temere alcunché; chi si reca allo sportello per ritirare duemila euro in contanti, necessari a pagare un intervento medico o il dentista, non deve fornire alcuna spiegazione al fisco salvo che intenda portare in detrazione la spesa medica (in tal caso dovrà custodire la ricevuta del professionista).
Quarta regola. Per gli imprenditori, dicevamo, la questione è diversa. Per loro non c’è obbligo di documentare i prelievi purché questi non siano superiori a mille euro al giorno e comunque non oltre 5mila al mese. Dopo tale soglia, scatta invece l’obbligo di dimostrare al fisco la spesa. E questo perché ogni uscita in una società deve trovare riscontro nelle scritture contabili (diversamente si presume fatta per scopi evasivi).
In sintesi. Tirando le somme del nostro riscorso, se devi fare un prelievo in contanti non hai bisogno di documentare tutti i soldi spesi, in quanto nessuno ti potrà chiedere conto di ciò Nemmeno l’Agenzia delle Entrate.