Niente più raccomandate: ogni cittadino sceglierà il proprio domicilio digitale per ricevere le comunicazioni del Fisco e della Pa
Quando il postino ci deve consegnare una raccomandata e non ci trova in casa ci lascia nella cassetta delle lettere il cosiddetto avviso di giacenza. Si tratta quasi sempre di un foglietto bianco simile ad uno scontrino o ad una cartolina colorata. Il destinatario della raccomandata inizia, pertanto, a domandarsi chi possa essere il mittente di quella determinata raccomandata e quale possa essere il suo contenuto. La curiosità è piuttosto “fastidiosa” se si pensa al fatto che non potrà essere soddisfatta immediatamente, potendo il plico essere ritirato solo dopo che siano trascorsi alcuni giorni dalla consegna. A tal fine, fornisce un considerevole aiuto il codice identificativoche si trova sull’avviso di giacenza. Ogni avviso di giacenza, infatti, riporta un codice numerico a barre, identificativo della relativa raccomandata. Il destinatario, tramite esso, può conoscere il mittente nonché il tipo di comunicazione ricevuta, prima ancora di recarsi alla posta per ritirare il plico: i vari codici, infatti, corrispondono a diversi oggetti di spedizione. Per saperne di più e capire come distinguere e scoprire in anticipo i vari tipi di raccomandata ed i relativi mittenti, leggi: Raccomandate: come sapere il mittente; Raccomandate: ecco tutti i codici identificativi.
Indice
- 1 È in arrivo il domicilio digitale
- 2 Domicilio digitale: cos’è
- 3 Domicilio digitale per tutti
- 4 Domicilio digitale: cosa cambierà?
- 5 Domicilio digitale: il cambiamento è volontario
È in arrivo il domicilio digitale
C’è di nuovo, però, che le raccomandate nella cassetta della posta, gli avvisi di giacenza, i misteri su chi sia il mittente, l’interpretazione dei codici identificativi e le file in Posta per ritirare una multa, una cartella esattoriale o un atto giudiziario, potrebbero ben presto rappresentare un ricordo del passato. È in arrivo, infatti, il cosiddetto domicilio digitale.
Domicilio digitale: cos’è
Dalla primavera del 2018 tutte le “cartoline colorate” con le quali la Pubblica Amministrazione ci comunica la tentata consegna di una multa, di una cartella esattoriale o di un atto giudiziario potrebbero sparire dalla cassetta della posta, per essere gestite direttamente on line. È questo l’intento che sta dietro all’idea del domicilio digitale, progetto risalente a più di 10 anni fa e su cui il Governo ha appena dato un’accelerata. Il Codice dell’Amministrazione Digitale (Cad),vale a dire l’insieme delle norme che dovrebbero regolare ed incentivare il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, e risalente al 2005, ha visto l’ennesimo restyling. Il Consiglio dei Ministri, infatti, ha appena approvato un nuovo decreto che accelera il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Domicilio digitale per tutti
Ogni cittadino, associazione o ente, avrà diritto di scegliere il domicilio digitale, vale a dire un indirizzo di posta elettronica certificata (pec) o equivalente, ove dove potrà e dovrà ricevere anche ogni comunicazione avente valore legale nella Pubblica amministrazione. Ed infatti, se fino ad oggi, il domicilio digitale è stato usato solo da professionisti ed imprese, le nuove norme intendono estenderne l’utilizzo a tutta la popolazione, che ancora riceve le comunicazioni legali tramite posta raccomandata.
Domicilio digitale: cosa cambierà?
Ma cosa cambierà in concreto con l’arrivo del domicilio digitale? Come già anticipato, ad oggi professionisti e imprese dispongono già di un domicilio digitale. Le nuove norme, in un’ottica rivoluzionaria – che forse spaventerà parte della popolazione (si pensi agli anziani o a chi non ha alcuna dimestichezza in materia di computer e derivati) – puntano a includere anche il resto della popolazione, che ancora riceve comunicazioni legali solo tramite una raccomandata all’indirizzo di residenza. Con molta probabilità, dunque, molto presto le comunicazioni della Pa non avverranno più per il tramite di raccomandate, che pian piano scompariranno. Certo, allo stesso modo non svaniranno le multe, le cartelle esattoriali e gli atti giudiziari destinati ai cittadini, che però saranno gestibili on line (con buona pace, purtroppo, di chi non è avvezzo alla tecnologia) e con tutti i disguidi che ne potranno derivare.
Domicilio digitale: il cambiamento è volontario
Gli allarmismi, però, non hanno ragion d’essere. Il cambiamento, infatti, non sarà repentino e, soprattutto, avverrà su base volontaria. In pratica, come ha avuto modo di spiegare Guido Scorza (responsabile Affari e regolamentari del Team per la Trasformazione digitale delle presidenza del Consiglio): «Verrà creato un registro dei domicili digitali delle persone fisiche da parte di Infocamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane, dove i singoli cittadini potranno andare, registrarsi e inserire il loro indirizzo di posta certificata. A quel punto se sei una pubblica amministrazione dovrai scrivere a quell’indirizzo. E gli indirizzi dovranno essere usati solo per questo scopo». In sostanza, quindi, una volta che i singoli cittadini decidano, su base volontaria, di iscriversi al registro, le amministrazioni dovranno adeguarsi ed inviare le comunicazioni al domicilio digitale.