Come vengono individuate le liste selettive degli evasori e con quali tecniche l’Agenzia delle Entrate esegue controlli e accertamenti.

Una volta si riteneva che gli unici contribuenti a rischio di controlli fiscali fossero i lavoratori autonomi, i professionisti e gli imprenditori, maggiormente esposti alla tentazione dell’evasione per non avere un reddito fisso e tracciabile. Oggi il fisco non fa più sconti a nessuno e anche i lavoratori dipendenti rientrano a pieno titolo nella categoria dei soggetti sottoponibili ad accertamenti sulle imposte dirette (Irpef). Un appartamento dato in «affitto in nero», un vendita sottobanco “non dichiarata”, un lavoro in nero: sono molteplici le possibilità di evadere anche per chi ha uno stipendio mensile. Oggi ci sono anche i micro evasori dei siti internet, quelli cioè che fanno e-commerce o che percepiscono proventi pubblicitari da Google e non ne fanno menzione all’Agenzia delle Entrate. Anzi, il cosiddetto redditometro – strumento che calcola la compatibilità tra il reddito dichiarato e le spese sostenute (quelle almeno dei beni o servizi di maggior valore come l’acquisto di un’auto, un mutuo, una polizza vita, una casa, un viaggio o un contratto di affitto) – è rivolto a tutte le categorie di contribuenti proprio perché non va a selezionare il tipo di reddito percepito ma il tenore di vita da questi sostenuto. La constatazione che oggi “nessuno si salva” dalle verifiche dell’Agenzia delle Entrate non toglie, tuttavia, che ci siano contribuenti più a rischio di accertamento fiscale rispetto ad altri. Quali sono? Ne parleremo in questo articolo. Prima ancora, però, cercheremo di definire quali sono le tipologie di controllo che usa il fisco per stanare l’evasione fiscale.

Indice

  • 1 Le modalità di controllo
    • 1.1 Le liste selettive
    • 1.2 I controlli sulle persone fisiche
    • 1.3 Anagrafe tributaria e dei conti correnti
    • 1.4 Segnalazioni non anonime
  • 2 Quali contribuenti rischiano di più un accertamento fiscale

Le modalità di controllo

Le liste selettive

Ogni anno, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza stabiliscono delle linee guida per la scelta delle categorie di contribuenti da sottoporre a controllo e stilano apposite «liste selettive». A seconda del tipo di contribuenti, i controlli si svolgono in modo differente. Le macro categorie di contribuenti che possono essere sottoposti ad accertamento sono: grandi contribuenti, medie imprese, imprese minori e lavoratori autonomi, enti non commerciali e persone fisiche.  La selezione dei contribuenti da sottoporre a verifica e la conseguente programmazione dei relativi controlli rappresenta una delle più importanti e delicate attività che il fisco è chiamato a fare. Del resto sarebbe impossibile oltre che costosa una verifica estesa alla totalità dei contribuenti. Ecco perché è necessaria una attenta selezione dei soggetti da sottoporre alle verifiche  Pertanto, le verifiche e i controlli vengono intrapresi in maniera mirata nei confronti di soggetti preventivamente selezionati in base a precise risultanze, acquisite in esito alle attività di analisi mediante le banche dati disponibili, di intelligence e di controllo economico del territorio, espressive di un elevato livello di rischio di fenomeni di evasione, elusione, frode e sommerso.

I controlli sulle persone fisiche

Per i lavoratori autonomi e le imprese vengono di solito impiegati gli studi di settore(a breve però dovrebbero essere abbandonati). In particolare, la selezione si orienta verso quei contribuenti che, risultando non congrui rispetto agli standard della stessa categoria, non hanno effettuato alcun adeguamento in dichiarazione.

Invece nei confronti dei privati (persone fisiche) i controlli vengono eseguiti in tre modi:

  • controlli automatizzati e formali sulle dichiarazioni dei redditi: con questo sistema l’Agenzia delle Entrate verifica eventuali errori o omissioni nella denuncia dei redditi come ad esempio l’utilizzo di detrazioni per coniuge a carico a cui invece non si ha diritto;
  • accertamenti parziali automatizzati soprattutto in relazione a redditi di lavoro dipendente, di fabbricati e di capitale;
  • accertamenti sintetici. Si tratta del famoso redditometro: il computer del fisco controlla il possesso di beni costosi o di particolari incrementi patrimoniali e verifica se l’acquisto o il mantenimento degli stessi è compatibile con la dichiarazione dei redditi;
  • verifica degli eventuali trasferimenti fittizi della residenza fiscale in Paesi a fiscalità privilegiata.

Anagrafe tributaria e dei conti correnti

I controlli sulle persone fisiche vengono attuati anche grazie ai dati provenienti dall’Anagrafe Tributaria (informazioni provenienti da tutte le pubbliche amministrazioni e datori di lavoro) e dall’Anagrafe dei conti correnti (informazioni provenienti da tutte le banche con l’indicazione dei saldi e delle movimentazioni del conto corrente).

Tramite l’elaborazione dei dati ricevuti dall’Anagrafe dei conti correnti, il fisco individua eventuali anomalie come, ad esempio, dei versamenti di contanti o dei bonifici che non trovano una corrispondente “voce” nella dichiarazione dei redditi; operazioni non coerenti rispetto al profilo economico-finanziario dell’intestatario; l’utilizzo di particolari mezzi o modalità di pagamento o, ancora, il frequente utilizzo di operazioni fuori conto.

Anche questi dati vengono usati per predisporre le liste selettive.

Segnalazioni non anonime

Chiunque può segnalare all’Agenzia delle entrate o alla Guardia di Finanza un’altra persona per l’evasione fiscale o alla violazione delle norme tributarie: si pensi all’omesso rilascio dello scontrino o della fattura. La segnalazione può essere fatta in qualsiasi modo, anche in forma anonima, sebbene in quest’ultimo caso l’amministrazione non è tenuta a darvi seguito e ben potrebbe non avviare le indagini. Secondo i giudici, la segnalazione anonima, se è articolata e dettagliata nell’indicazione di circostanze riferibili al contribuente, può innescare un sospetto di violazione che non costituisce ancora un indizio ma sufficiente per avviare ulteriori indagine.

Tramite l’elaborazione dei dati ricevuti dall’Anagrafe dei conti correnti, il fisco individua eventuali anomalie come, ad esempio, dei versamenti di contanti o dei bonifici che non trovano una corrispondente “voce” nella dichiarazione dei redditi; operazioni non coerenti rispetto al profilo economico-finanziario dell’intestatario; l’utilizzo di particolari mezzi o modalità di pagamento o, ancora, il frequente utilizzo di operazioni fuori conto.

Anche questi dati vengono usati per predisporre le liste selettive.

Segnalazioni non anonime

Chiunque può segnalare all’Agenzia delle entrate o alla Guardia di Finanza un’altra persona per l’evasione fiscale o alla violazione delle norme tributarie: si pensi all’omesso rilascio dello scontrino o della fattura. La segnalazione può essere fatta in qualsiasi modo, anche in forma anonima, sebbene in quest’ultimo caso l’amministrazione non è tenuta a darvi seguito e ben potrebbe non avviare le indagini. Secondo i giudici, la segnalazione anonima, se è articolata e dettagliata nell’indicazione di circostanze riferibili al contribuente, può innescare un sospetto di violazione che non costituisce ancora un indizio ma sufficiente per avviare ulteriori indagine.

Quali contribuenti rischiano di più un accertamento fiscale

Alla luce di ciò che abbiamo detto possiamo individuare quali sono i contribuenti che rischiano maggiormente un accertamento:

  • professionisti che dichiarano meno di quanto prevedono gli studi di settore;
  • disoccupati intestatari di beni di lusso come auto o immobili: in caso di controllo saranno tenuti a dimostrare con quali redditi hanno acquistato tali beni di lusso e in che modo li mantengono (si pensi alle spese condominiali, alle tasse, all’assicurazione e al bollo auto, ecc.);
  • pensionati, titolari di redditi di lavoro dipendente o autonomo incapaci di dimostrare la fonte di versamenti di contanti in baca o la ragione di un bonifico ricevuto da terzi;
  • titolari di mutuo la cui rata assorbe gran parte del reddito percepito;
  • titolari di polizze vita particolarmente care rispetto al reddito dichiarato;
  • titolari di auto di lusso o d’epoca;
  • firmatari di atti notarili con somme rilevanti e sproporzionate rispetto alle capacità reddituali;
  • intestatari di conti correnti per “interposta persona” (ad esempio il coniuge di un imprenditore che risulta titolare di un conto con una giacenza elevata, su cui il marito ha delega alle operazioni);
  • titolari di aziende che presentano incongruenze gravi nella comunicazione dei dati delle fatture (grazie ai controlli incrociati è infatti semplice verificare eventuali incongruenze);
  • personaggi famosi nel mondo dello spettacolo o dello sport: i controlli si accentrano sulla verifica di eventuali occultamenti di ricavi all’estero;
  • grandi aziende con fatturato superiore a 10 milioni di euro all’anno.

 

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