Quando scade la possibilità di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi? E come sanare irregolarità o omessa presentazione?

L’Agenzia delle Entrate non può bussare in eterno alla nostra porta per fare un accertamento fiscale: c’è un termine per i controlli che va rispettato. Quando quel termine viene superato, l’atto è da ritenersi decaduto. Lecito chiedersi, dunque, qual è il termine per i controlli fiscali.

Questi controlli possono riguardare:

  • le dichiarazioni dei redditi;
  • le fatture, la dichiarazione o le operazioni Iva;
  • le comunicazioni societarie;
  • imposte Irpef, Iva, Irap o Ires non pagate o pagate in ritardo.

È vero: le probabilità che l’Agenzia delle Entrate si faccia sfuggire una verifica quando sente profumo di soldi sono alquanto ridotte (è più facile che l’Abbiategrasso FC vinca il campionato di serie A). Ma è anche vero che l’errore è a portata di tutti, anche da chi gestisce il Fisco. Si sa mai che, per una volta, il contribuente abbia ragione (o, più semplicemente, un colpo di fortuna).

Il problema è che i tempi degli accertamenti – o, se preferite, i termini di prescrizione dei controlli fiscali – si sono allungati. Già nel 2017, per i redditi del 2016, è stata applicata la riforma secondo cui le irregolarità o l’omessa dichiarazione non decadono rispettivamente, dopo 4 e 5 anni ma dopo 5 e 7. Ci perde il contribuente, certo. Perché, in questo modo, l’Agenzia delle Entrate ha più tempo per pizzicare chi non è stato attento a compilare il 730 o chi proprio non lo ha compilato o presentato per niente. Magra consolazione il fatto che chi si è visto notificare un atto per i redditi precedenti al 2016può usufruire del vecchio regime e godere di tempi di prescrizione più brevi.

Vediamo, allora, il termine dei controlli fiscali dal 2018 per sapere quando un avviso di accertamento deve essere tenuto in considerazione e quando può essere tranquillamente cestinato o, per i più romantici, tenuto come ricordo.

Indice

  • 1 Termine controlli fiscali per atti notificati entro il 31.12.2015
  • 2 Termine controlli fiscali dai redditi 2016/dichiarazione 2017 in poi
  • 3 Quali controlli fiscali hanno avuto il termine nel 2018?
  • 4 Quali controlli fiscali termineranno nel 2019?
  • 5 Si può sanare l’irregolarità nella dichiarazione dei redditi?
  • 6 Si può sanare l’omessa dichiarazione dei redditi?

Termine controlli fiscali per atti notificati entro il 31.12.2015

Mano all’agenda: ecco il termine per i controlli fiscali per gli atti che sono stati notificati entro il 31 dicembre del 2015:

  • se ci sono state delle anomalie o delle irregolarità nella dichiarazione dei redditi, il termine è entro il quarto anno con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno successivo. Posto, dunque, che riguardi i redditi del 2015 da denunciare nel 2016, la decorrenza scatterà il 1 gennaio 2017 ed il termine dei controlli fiscali sarà il 31 dicembre 2020;
  • omessa dichiarazione dei redditi: cinque anni, sempre con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello in cui la dichiarazione doveva essere presentata. Quindi, per la dichiarazione dei redditi 2015 non consegnata nel 2016, decorrenza dal 1 gennaio 2017 e termine dei controlli fiscali il 31 dicembre 2021.

Questo, dunque, il vecchio regime per i redditi dichiarati fino al 2016 (incassati, dunque, fino al 2015). Che succede per quelli percepiti dopo?

Termine controlli fiscali dai redditi 2016/dichiarazione 2017 in poi

La riforma, come dicevamo, dei termini dei controlli fiscali ha allungato i tempi entro i quali l’Agenzia delle Entrate può fare una verifica e, di conseguenza, punire chi ha sgarrato con la dichiarazione dei redditi, cioè chi ha sbagliato a compilarla o chi non l’ha proprio presentata.

I nuovi termini a partire dalla dichiarazione del 2017 (quindi, relativa ai redditi 2016) sono:

  • per le irregolarità nella dichiarazione dei redditi: 5 anni con decorrenza dal 1 gennaio dell’ano successivo a quello in cui è stata consegnata. Significa che per le dichiarazioni dei redditi «infedeli» presentate nel 2017, la decorrenza è scattata il 1 gennaio 2018 ed il termine dei controlli fiscali si conclude il 31 dicembre del 2022;
  • per l’omessa dichiarazione dei redditi: 7 anni con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello in cui doveva essere consegnata. Significa che se nel 2017 non è stata presentata la dichiarazione, la decorrenza per gli accertamenti è scattata il 1 gennaio del 2018 ed i termini dei controlli fiscali si concludono il 31 dicembre 2024.

Quali controlli fiscali hanno avuto il termine nel 2018?

Se i conti non sbagliano, dunque, il 1 gennaio 2018 sono scaduti i termini dei controlli fiscali relativi a:

  • le irregolarità delle dichiarazioni dei redditi del 2012;
  • l’omessa dichiarazione dei redditi del 2011.

Quali controlli fiscali termineranno nel 2019?

Dal 1 gennaio 2019, potranno stappare la bottiglia di spumante i contribuenti che:

  • hanno omesso qualche reddito nella dichiarazione del 2013;
  • non hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2012.

Sempre che, nel frattempo, non abbiano avuto già una segnalazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, si capisce.

Nel 2020 si applicheranno ancora i vecchi termini di decadenza, essendo interessate le dichiarazioni dei redditi del 2014 (in caso di irregolarità) e del 2013 (in caso di omessa presentazione).

Si può sanare l’irregolarità nella dichiarazione dei redditi?

Se il termine dei controlli fiscali non è scaduto e l’Agenzia delle Entrate ha pizzicato il contribuente per un’irregolarità nella dichiarazione dei redditi (ha trovato, insomma, una dichiarazione «infedele»), il cittadino può sanare questa sua mancanza attraverso il ravvedimento operoso in questi modi:

  • presentando una dichiarazione integrativa dalla quale risulti la maggiore imposta dovuta o il minor credito spettante;
  • versando delle somme dovute a titolo di imposta, di interessi legali maturati dal giorno della violazione a quello della regolarizzazione e della sanzione ridotta.

La sanzione varia a seconda di quando viene presentata la dichiarazione integrativa:

  • entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria: se si fa il ravvedimento entro 3 mesi, la sanzione è di 250 euro, ridotta a 1/9 (quindi 27,78 euro) ma deve essere sanato autonomamente l’eventuale omesso versamento delle imposte; se l’errore è rilevabile in sede di controllo automatizzato o formale della dichiarazione, la sanzione irrogabile è solo quella di omesso versamento (30%) da ravvedere;
  • oltre 90 giorni: se si fa il ravvedimento dopo 3 mesi dalla scadenza ordinaria, la sanzione è pari al 90% della maggiore imposta dovuta da ravvedere con riduzione a 1/8, 1/7, 1/6 o 1/5 a seconda del momento di ravvedimento. Tuttavia, se la violazione da sanare costituisce mera irregolarità dichiarativa che non incide sull’imposta e l’imponibile, la sanzione da ravvedere è di 250 euro.

Si può sanare l’omessa dichiarazione dei redditi?

Anche l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi può essere sanata attraverso il ravvedimento operoso, ma solo entro il termine di 90 giorni dalla scadenza originaria, presentando la dichiarazione e versando contestualmente la relativa sanzione di 25 euro (1/10 di 250 euro).

Se il ravvedimento è effettuato dall’intermediario per omessa trasmissione telematica, questo deve corrispondere la sanzione ridotta di 51,60 euro (1/10 di 516 euro) per ciascuna trasmissione telematica tardiva. In questo caso, rimane autonoma la sanzione per tardiva presentazione della dichiarazione del contribuente.

Se l’omissione riguarda il modello UNICO, contenente dichiarazione dei redditi e IVA, va versata la sanzione ridotta per ogni tipologia di dichiarazione. Pertanto, la sanzione complessivamente da versare è pari a 50 euro.

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