Conto corrente: controlli fiscali con il risparmiometro, come difendersi

Il risparmiometro fa il suo ingresso trionfale come strumento principe nella lotta all’evasione fiscale e nel controllo sul conto corrente. Nondimeno, tra i suoi soprannomi spicca anche quello di Grande Fratello Fiscale. Di fatto, sarà l’arma di cui si serviranno Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate per scovare i furbetti che evadono le tasse. Il monitoraggio riguarderà tutti i conti correnti degli italiani, che entreranno in una sorta di super anagrafe, una banca dati dove circoleranno le informazioni. Il Risparmiometro ha subito un periodo di lancio sperimentale, che deve essere andato bene, perché ora si farà sul serio. Tra i conti correnti sotto controllo non andranno solo quelli di imprenditori e lavoratori autonomi, ma anche di persone fisiche.

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Conto corrente e risparmiometro: come difendersi

Il risparmiometro avrà lo scopo di verificare il bilancio delle entrate e delle uscite nei conti correnti degli italiani: un lavoratore che abbia in banca tutto quello che guadagna, ma dal cui conto corrente esca davvero poco per alimentare il suo stile di vita, potrebbe far storcere il naso e far nascere il sospetto che abbia altre entrate, al sicuro da occhi indiscreti, con cui vive. Allo stesso modo se un lavoratore spende di più di quanto effettivamente guadagna, potrebbero emergere gli stessi tipi di problemi e sospetti. Come tutelarsi? Bisognerà essere coerenti con quello che si guadagna e con quello (e quanto) si spende.

Ma lo strumento non andrà a colpire solo i grandi evasori, ma anche quelli piccoli, tenendo sotto controllo il rapporto tra entrate e uscite e il comportamento operato sui conti correnti. A ogni modo, al Fisco dovranno tornare i conti, altrimenti scatterà l’accertamento.

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Il Risparmiometro è già all’opera

Intanto il Grande Fratello Fiscale è già in atto e a quanto riporta Italia Oggi, la Guardia di Finanza, dopo un primo monitoraggio, ha già messo nel mirino 156 sorvegliati speciali, tramite un incrocio di dati relativi alle partite Iva e alle società prese in esame nell’anno di riferimento 2016. Le anomalie più comuni riguarderebbero le entrate superiori ai 100 mila euro sui conti correnti, per i quali le stesse attività professionali non abbiano presentato la dichiarazione Iva, Ires o non abbia espletato altri adempimenti.

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