Anatocismo: un cancro bancario tutto italiano. Probabilmente avrete sentito nominare questa strana parola. Viene dal greco anatokismós. E letteralmente vuol dire “sopra usura”. E’ quindi una parola antica. Come è antica la pratica che sottende. Ovverosia di calcolare interessi sopra interessi non pagati. In pratica, calcolare gli interessi due volte. E, ovviamente, non a favore di una persona. Ma chiaramente a suo svantaggio. E’ una forma di interesse composto. Ben distinta da quella che produce guadagno dal reinvestimento dei dividendi, però.
Anatocismo: un cancro bancario tutto italiano
Nei rapporti di conto corrente sono calcolati due tipi di interesse. Gli interessi creditori o attivi, e quelli debitori o passivi. Nel primo caso sono quelli che la banca ci deve pagare a fronte delle somme depositate. Nel secondo caso si tratta di quelli che paghiamo alla banca per le somme di denaro da noi utilizzate. La Banca d’Italia definisce molto bene cosa sia possibile fare oggi. Gli interessi passivi non possono produrre altri interessi (quindi l’anatocismo è vietato). Interessi attivi e passivi devono essere calcolati con la stessa periodicità. Il periodo per calcolare gli interessi non può essere inferiore ad 1 anno. Gli interessi devono essere calcolati al 31 dicembre di ogni anno. Ed al termine del rapporto banca/cliente.
Perché l’anatocismo è così odioso e così osteggiato? In prima istanza verrebbe da dire perché è una prassi che piace alle banche. E quindi non può certo essere di interesse del correntista/cliente. In seconda istanza perché, essendo una forma di interesse composto, è realmente dannosa. L’interesse composto positivo produce miracoli per l’investitore/risparmiatore. Sul lungo termine, è chiaro. Allo stesso modo l’anatocismo provocherebbe disastri se lasciato correre sui conti correnti.