Ricorso contro la cartella esattoriale di Agenzia Entrate Riscossione: come e quando farlo, come trovare un accordo e bloccare il pignoramento.
È arrivata anche a te una cartella di pagamento. Non devi sentirti in colpa o allarmarti: non esiste ormai italiano che non abbia ricevuto una richiesta di pagamento da parte del fisco. Questo non vuol dire però sottovalutare tale situazione: sebbene è sempre possibile difendersi dalla cartella esattoriale notificata dall’Agenzia Entrate Riscossione, ciò può avvenire solo in determinati casi. Ecco perché abbiamo voluto scrivere questa guida per annullare il debito della cartella di pagamento. Siamo sicuri che molti di voi la troveranno utile per via dei vari consigli che abbiamo messo insieme su come presentare ricorso e come bloccare l’eventuale pignoramento.
Tieni conto che, quando arriva la cartella di pagamento. è quasi sempre troppo tardi per contestare il merito della richiesta: chi infatti sostiene che una tassa non sia dovuta o sia stata già pagata o debba essere pagata da altri deve opporsi alla precedente intimazione di pagamento inviata dall’ente titolare del credito (il Comune, l’Agenzia delle Entrate, l’Inps, la Regione, ecc.). Ciò nonostante esistono delle cause per contestare la cartella di pagamento, cause che di solito si riferiscono a vizi formati tra la notifica dell’accertamento fiscale e la cartella. Vi rientrano, ad esempio, la decadenza, la prescrizione, la mancata notifica dell’atto prodromico, la mancata indicazione della causale della cartella o del responsabile del procedimento o dei criteri di calcolo degli interessi. Per opporsi e contestare la cartella di pagamento esistono dei termini di legge, ma questi valgono solo nel caso di ricorso al giudice; una richiesta di sgravio in autotutela può essere in teoria fatta in qualsiasi momento. Ma procediamo con ordine e vediamo come bloccare la cartella esattoriale e quali armi ha, dalla sua parte, il contribuente.
Indice
- 1 Le 10 regole d’oro per impugnare la cartella esattoriale
- 2 Controlla il contenuto della cartella di pagamento
- 3 Contestazioni contro la cartella di pagamento
- 4 Come difendersi e bloccare la cartella
- 5 Come sospendere la cartella di pagamento viziata
- 6 Chiedi di pagare la cartella a rate
- 7 Contestazione sulla notifica della cartella di pagamento
- 8 Calcolo degli interessi dovuti prima della notifica della cartella
- 9 Mancata motivazione della cartella
- 10 Contestazione della cartella per timbro e data di consegna non leggibili
- 11 La copia degli atti di notifica della cartella di pagamento
- 12 Entro quando fare ricorso contro la cartella di pagamento?
- 13 Quale giudice è competente per il ricorso?
- 14 Se non è mai stata notificata la cartella di pagamento
- 15 Prescrizione della cartella di pagamento
- 16 Decadenza della cartella di pagamento
- 17 Niente cartelle per debiti inferiori a 30 euro
- 18 L’erede non paga le sanzioni
- 19 Si può fare un accordo?
- 20 La prima casa non si tocca
- 21 Se sei nullatentente
Le 10 regole d’oro per impugnare la cartella esattoriale
Salvo quanto diremo più approfonditamente nel corso di questo articolo, vogliamo darti subito alcuni dei suggerimenti più veloci e importanti da seguire per annullare il debito della cartella di pagamento:
- prima della cartella esattoriale ti deve essere arrivata una precedente richiesta di pagamento per quello stesso tributo: la cartella non può mai essere il primo atto con cui il contribuente viene messo a conoscenza del debito;
- se la notifica ti arriva con posta elettronica certificata controlla che il file allegato, contenente la cartella vera e propria, non sia un pdf, ma un file mp7, apribile con un software di firma digitale; se così non fosse la notifica sarebbe nulla;
- se si tratta della cartella di un parente defunto, non devi pagare multe e sanzioni; queste infatti non si trasmettono agli eredi;
- controlla che la cartella non si sia prescritta: la prescrizione varia a seconda del tributo e va da 10 anni (per Irpef, Iva e canone Rai) a 5 (per Imu, Tari, Tasi, multe) ed infine a 3 (bollo auto);
- controlla che non sia intervenuta la decadenza: in pratica, nella gran parte dei casi, tra la data di iscrizione a ruolo del debito e la notifica della prima cartella non devono passare più di due anni;
- verifica che sia indicata la causale della cartella, la cosiddetta «motivazione»: il contribuente deve sapere a che titolo gli vengono chiesti i soldi;
- se la cartella indica un’unica somma da pagare, senza dettagli, vuol dire che capitale e interessi sono stati sommati tra loro, mentre invece vanno distinti in voci separate; in particolare deve essere chiaro come sono calcolati gli interessi e per quali annualità;
- se la cartella è stata depositata in Comune perché tu non eri a casa quando è arrivato il postino, verifica che ti sia stata spedita una raccomandata informativa: per controllarlo, fai una richiesta di accesso agli atti presso gli uffici dell’esattore;
- controlla che sia indicato il nome e cognome del responsabile del procedimento;
- infine verifica che, tra le pagine di cui è composta la cartella, vi sia quella che indica modalità e termini entro cui fare ricorso. Se così non fosse, la cartella resterebbe valida ma se sbagli le modalità per l’impugnazione non sarai penalizzato e il giudice dovrà darti il tempo per rimediare.
Ultimo consiglio. Se non puoi permetterti di pagare, né oggi né domani, non pensare di avere sconti o saldi e stralcio. L’unico modo per ottenere una riduzione drastica del debito è ricorrere alla cosiddetta «legge salva suicidi» che ti consente di ottenere dal giudice uno sconto (in alcuni casi è stato decurtato fino all’80% del debito).
Detto ciò, vediamo più nel dettaglio come impugnare una cartella di pagamento e come sbarrare la strada a un possibile pignoramento.
Controlla il contenuto della cartella di pagamento
La cartella ha un suo contenuto prefissato con decreto ministeriale. Se manca uno degli aspetti essenziali è nulla. In particolare la cartella deve indicare:
- l’ente creditore, ossia il destinatario dell’imposta non pagata (ad esempio il Comune se la tassa in questione è l’ICI, l’Agenzia delle Entrate se vi è contestata qualche mancanza nel pagamento dell’imposta sui redditi);
- il codice fiscale e i dati anagrafici del debitore (cioè i tuoi);
- l’anno e il periodo di riferimento del credito;
- una serie di informazioni relative alle somme iscritte a ruolo, iscritte cioè nel registro dei debitori: specie del ruolo (ordinario o straordinario), importo, data in cui è stato reso esecutivo, totale degli importi dovuti se sono più di uno;
- il criterio di calcolo degli interessi divisi secondo annualità: la mancanza indicazione di tale elemento e del saggio di interesse applicato renderebbe nulla (secondo svariati giudici) la cartella esattoriale;
- avvertenze sulle modalità e i termini di pagamento;
- intimazione ad adempiere entro 60 giorni dalla notifica (30 giorni per le multe; 40 giorni per i contributi previdenziali);
- avvertimento che il mancato pagamento innescherà automaticamente l’esecuzione forzata (per esempio pignoramento di beni).
A differenza di quanto comunemente si crede, se manca la firma autografa del dirigente, la cartella non è nulla.