La manovra prevede l’allungamento della prescrizione a 10 anni di Imu, Tasi, Tari bollo auto, contributi Inps e Inail. Calpestando il parere della Cassazione.

Sarà che il Governo sente l’avvicinarsi della commemorazione dei defunti e che, in uno scatto di superbo orgoglio, vuole compiere il miracolo di resuscitare il Lazzaro che c’è nei contribuenti in debito col Fisco. Così, Palazzo Chigi starebbe per ordinare ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate Riscossionedi scorrere la pietra tombale di chi ha ricevuto una cartella esattoriale ormai prescritta e di gridare: «Tassa, vieni fuori!» A nulla serviranno le parole di Marta e Maria: «Guarda che ormai è da anni che la cartella è prescritta, ormai puzzerà». «No», risponderà il Governo: «Da oggi il corpo del debitore si manterrà più a lungo. La sua putrefazione, cioè la sua prescrizione, comincerà tra 10 anni e non prima».

Biblico esempio di quello che potrebbe succedere a quei contribuenti convinti che il loro debito con il Fisco fosse morto e sepolto. Nella bozza della Legge di bilancio, in via di approvazione, è contenuta una norma volta, appunto, a resuscitare tutti i debiti con l’Agente della Riscossione anche se prescritti e, quindi, (cari) estinti. Significa che, in via retroattiva, la prescrizione di tutte le cartelle di pagamento arriverà a 10 anni anche per i tributi che, per legge, hanno un termine di scadenza più breve. Torneranno, così, in vita le cartelle che riguardano multe stradaliImuTasibollo auto, contributi Inps e Inail, imposta sui rifiuti. Avranno una seconda vita raddoppiata, anzi: la prescrizione del bollo auto sarà pure triplicata. Meglio di lui, solo le sette vite del gatto.

 Ma perché? Perché, a dispetto di chi non vuole le tradizioni arrivate da Oltreoceano, il Governo ha pensato di organizzare una grande festa di Halloween. Con l’Agenzia delle Entrate Riscossione come invitato d’onore. Per l’Ente di riscossione, solo dolcetto. Per il contribuente un bello scherzetto: pignoramentiipoteche e fermi auto potranno estendersi anche ai debiti che ormai i contribuenti avevano ritenuto, appunto, morti e sepolti. Il paradosso è che, se la norma non verrà modificata, chi non ha fatto richiesta di rottamazione delle vecchie cartelle perché le riteneva ormai prescritte, e quindi non dovute, si vedrà ora pignorare ugualmente la casa, lo stipendio o la pensione, dato che quel debito verrà automaticamente resuscitato. Altroché uno scherzo di Halloween: un pugno sul tavolo dello Stato di diritti, un vero e proprio attacco alla democrazia.

Il Governo vuole prendere una bella boccata d’aria al cimitero

Cartelle prescritte: Governo vs Cassazione

A proposito di defunti: parliamo di Equitalia. Il poco caro estinto Ente di riscossione, il cui spettro vive dall’estate del 2017 nell’Agenzia delle Entrate Riscossione, ha sempre sostenuto che le cartelle di pagamento, se non contestate nei 60 giorni dalla notifica, sarebbero da considerarsi al pari di sentenze definitive. Ebbene, per le sentenze «passate in giudicato» (questo il termine tecnico) la prescrizione è sempre di 10 anni. Significa che tale sarebbe anche la prescrizione per le cartelle non impugnate.

In verità la Cassazione, da ultimo con una sentenza delle Sezioni Unite piuttosto recente , ha detto l’esatto contrario: le cartelle, anche se non più contestabili (per decorso dei 60 giorni), restano atti amministrativi e la prescrizione è quella tipica del tributo stabilita dalla legge speciale. Facciamo un esempio? Facciamolo: per le cartelle del bollo auto la prescrizione è di 3 anni, quelle per Imu, Tasi, multe stradali, contributi Inps e Inail di 5 anni, quelle per Iva e Irpef di 10 anni.

Ora, però, la legge di Bilancio vuole introdurre la tecnica dell’imbalsamazione. Forse perché, nel tentativo di mantenere buoni rapporti con l’Egitto, si cerca di far somigliare i contribuenti ai faraoni mummificando le cartelle: all’occorrenza, saranno sempre in ottimo stato. Così, ha pensato di inserire una norma «di interpretazione autentica» con effetti retroattivi. Secondo il testo (che riportiamo qui in nota ), la cartella di pagamento non contestata si prescrive sempre in 10 anni a prescindere dal tipo di importo richiesto. Questo per i ruoli fino al 31 dicembre 2017. Invece, per quelli a partire dal 1° gennaio 2018 varrà di nuovo la sentenza delle Sezioni Unite e quindi la prescrizione torna ad essere quella tipica di ciascun tributo. Con buona pace di quanto hanno detto le Sezioni Unite della Cassazione. Non conta se sei morto, ma quando ti hanno sepolto. Così, per dire.

Torniamo alla domanda: perché il Governo ordina la riesumazione delle cartelle seppellite da tempo e già putrefatte? Perché ha bisogno di soldi. Altra risposta non c’è. Non a caso, chi riteneva di essere ormai libero dai debiti per intervenuta prescrizione – e magari, proprio perché il funerale era già stato fatto da tempo, non ha presentato domanda di rottamazione – si troverà di nuovo lo spettro del pignoramento. Non ci sarà per lui la possibilità di chiedere la rimessione in termini nell’istanza di definizione agevolata dei ruoli, essendo ormai scaduti i termini. Niente rimessione di ruoli. Niente remissione dei peccati: solo pianto e stridore di denti.

Prescrizione più lunga per il bollo auto

Tra le tasse che più interessano gli italiani c’è il bollo auto. Stando, infatti, alla «potteriana» bacchetta magica del Governo, utilizzata nella manovra di fine anno, i tempi per liberarsi degli arretrati della tassa automobilistica passano da 3 anni a 10. Più del triplo.

Probabilmente, l’Agenzia delle Entrate Riscossione (che già di poteri magici ne ha a sufficienza) vuole più tempo per eseguire pignoramenti, fermi e ipoteche. Applicando una norma con effetti retroattivi, tutti i contribuenti che hanno già ricevuto delle cartelle per bollo auto e che hanno deciso di non impugnarle, ma che nello stesso tempo stavano attendendo l’arrivo della prescrizione (tre anni, appunto), saranno invece imprigionati nel debito per un tempo superiore a tre volte tanto.

Facciamo un altro esempio? Facciamolo. Immaginiamo una persona che abbia ricevuto tre anni fa, una cartella esattoriale per un bollo auto non pagato. Il contribuente non ha impugnato la cartella, ma attendeva ansiosamente il 31 dicembre 2018 per liberarsi definitivamente del debito, non avendo mai ricevuto lettere di solleciti. Con la modifica, ci vorrà invece il 2025 per cantare vittoria.

La norma contenuta nella legge di bilancio ha effetto retroattivo e vale anche per le cartelle già notificate

Per restare in «potteriana» metafora, le ambizioni di lord Voldemort contro il rispetto delle norme di Albus Silente. La modifica della prescrizione delle cartelle contro la precisazione delle Sezioni Unite della Cassazione . A differenza del Signore Oscuro, la Suprema Corte ritiene che la cartella di pagamento non debba essere assimilata a una sentenza definitiva (la quale si prescrive in 10 anni). Di conseguenza, se anche non impugnata, mantiene gli stessi tempi di prescrizione previsti per il tributo di cui chiede il pagamento. Prescrizione che, per il bollo auto, è di tre anni a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento è dovuto. Dopo di che, Lazzaro resterà per sempre nella tomba.

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