Ricorsi contro le multe: motivi di impugnazione quando il Comune utilizza l’ingiunzione di pagamento.
Quando gli si chiede come contestare una multaun avvocato corretto si limita a indicare i mezzi processuali esperibili dall’automobilista (ricorso al giudice di pace entro 30 giorni dalla notifica oppure ricorso al prefetto entro 60 giorni dalla notifica). Per sapere però se sussistono motivi validi di impugnazione è necessario leggere il verbale e, a volte, recarsi sul luogo dell’infrazione per verificare la regolarità della segnaletica. In altri termini, non è possibile, in astratto, dire come vincere il ricorso contro una multa del Comune: ogni situazione ha le sue diverse regole. Ciò nonostante, in alcuni casi, le amministrazioni commettono dei gravi errori che rendono nulla tutta la procedura e, a valle, la contravvenzione stessa. Tali vizi di carattere formale possono essere impugnati sempre, al di là delle circostanze concrete, del luogo o del tempo dell’infrazione.
Una sentenza del giudice di pace di Taranto da noi commentata l’anno scorso aveva suggerito 4 validi motivi di nullità dell’ingiunzione del Comune. Le stesse motivazioni sono state, di recente, condivise dal giudice di pace di Mantova [1]. Poiché si tratta di vizi da noi spesso denunciati e che i Comuni fingono di ignorare, vale la pena ripeterli tutti e quattro, per l’ennesima volta, a vantaggio di tutti gli automobilisti ingiustamente multati. Procediamo dunque con ordine e vediamo come vincere il ricorso contro una multa del Comune.
Indice
- 1 La multa può arrivare con ingiunzione di pagamento
- 2 Mancato invio del dettaglio degli importi iscritti a ruolo
- 3 Mancato rispetto del termine di decadenza
- 4 Illegittima maggiorazione semestrale del 10% della contravvenzione
- 5 Mancata allegazione del verbale
La multa può arrivare con ingiunzione di pagamento
Quando non paghiamo una multa nei termini previsti dalla legge (60 giorni dalla notifica) siamo abituati a vedere arrivare a casa la cartella di pagamento dell’Agente della Riscossione (oggi Agenzia Entrate Riscossione). La cartella è il primo atto che mette in moto il procedimento di riscossione esattoriale che, di solito, culmina con il fermo auto e con il pignoramento (per chi ha la fortuna di avere uno stipendio o un conto corrente). Ma non è l’unico modo che hanno i Comuni per recuperare le somme loro dovute per le multe stradali. La legge consente alle amministrazioni di procedere alla riscossione anche direttamente, cioè senza valersi di soggetti esterni come l’esattore. Il tutto avviene mediante una procedura interna che inizia con l’iscrizione a ruolo dell’importo da riscuotere e culmina con la notifica, al cittadino, della cosiddetta «ingiunzione fiscale di pagamento». L’ingiunzione è un «titolo esecutivo» ossia un atto che consente al Comune di avviare gli atti dell’esecuzione forzata (appunto il pignoramento). Ed è proprio questo documento a raggiungere l’automobilista che non ha pagato la contravvenzione.
Mancato invio del dettaglio degli importi iscritti a ruolo
Senonché – e veniamo al primo dei quattro vizi – la legge [2] stabilisce che, almeno 120 giorni prima della notifica dell’ingiunzione di pagamento, il Comune deve spedire al debitore una comunicazione con il dettaglio delle iscrizioni a ruolo. In sua assenza, l’ingiunzione fiscale è nulla e quindi – anche se la multa non è stata a suo tempo contestata – non va pagata. Questa regola vale per tutte le ingiunzioni notificate dopo il 1° gennaio 2013 e che hanno ad oggetto debiti di importo superiore a mille euro.
Tale comunicazione con il dettaglio degli importi iscritti a ruolo può essere inviata anche con posta semplice, in tal caso però spetterà al Comune dimostrare che il cittadino l’ha effettivamente ricevuta; per cui, se la spedizione non avviene con raccomandata a/r, sarà difficile fornire tale prova e l’automobilista potrà spuntarla facilmente.
Inoltre, il dettaglio della posizione debitoria deve precedere l’ingiunzione nei 120 giorni anteriori e non può essere quindi notificato, in un unico atto, con l’ingiunzione stessa.
I Comuni rispettano raramente questa norma, a volte perché la ignorano, a volte per velocizzare la riscossione. Questo però rende nulle tutte le procedure.
Mancato rispetto del termine di decadenza
Veniamo al secondo motivo per vincere il ricorso contro la multa del Comune. L’ingiunzione fiscale di cui abbiamo appena parlato va notificata all’automobilista multato «entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo» [3]. Se il Comune non rispetta questo termine scatta una decadenza: in pratica non è più possibile la riscossione della multa.
Illegittima maggiorazione semestrale del 10% della contravvenzione
Il terzo appiglio legale per vincere il ricorso contro la multa ha a che fare con un balzello previsto dalla legge ma richiesto illegittimamente dai Comuni. In particolare la normativa stabilisce che, ogni sei mesi, la multa subisce una maggiorazione del 10%; questo aggravio scatta però solo nel caso in cui, presentato ricorso contro la multa al prefetto, questi lo rigetta ed emette ordinanza ingiunzione. Non vale quindi per l’ingiunzione fiscale del Comune. Ciò nonostante le amministrazioni locali continuano a pretendere la maggiorazione. La richiesta rende nulla tutta la procedura.
Mancata allegazione del verbale
L’ultimo motivo per vincere il ricorso contro la multa riguarda l’insufficiente motivazione dell’ingiunzione. Affinché sia «motivata», l’ingiunzione fiscale del Comune deve contenere, in allegato, il verbale della polizia. La legge [4] infatti stabilisce che: «Se le ragioni della decisione risultano da altro atto dell’amministrazione richiamato dalla decisione stessa, insieme alla comunicazione di quest’ultima deve essere indicato e reso disponibile, a norma della presente legge, anche l’atto cui essa si richiama». Anche questa norma però viene calpestata dai Comuni. E la multa anche per questo non va pagata.